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I segreti dell'Export

Esportare nei Paesi Baltici: opportunità concrete per il Made in Italy

23/6/2025

 
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Estonia, Lettonia e Lituania sono tre mercati dinamici e strategici del Nord-Est europeo, membri dell’Unione Europea dal 2004 e parte dell’area euro (Estonia dal 2011, Lettonia dal 2014, Lituania dal 2015).
Nonostante la loro dimensione contenuta in termini di popolazione e territorio, i Paesi Baltici hanno dimostrato una crescente apertura ai prodotti italiani, rivelandosi partner commerciali affidabili in diversi comparti:
  • Meccanica e componentistica industriale
  • Arredamento e design
  • Cosmetica e benessere
  • Agroalimentare e vini
Il quadro normativo armonizzato con l’Unione Europea, la stabilità economica e un buon livello tecnologico rendono queste repubbliche post-sovietiche sempre più attraenti per chi intende esportare dall’Italia.
Vediamo insieme cosa sapere per esportare in quest’area.

1. Perché esportare nei Paesi Baltici?
  • Posizione strategica: ponte commerciale tra Europa e Russia, con importanti hub logistici come Riga e Tallinn.
  • Mercati in crescita: economie digitalizzate, con una forte attenzione alla qualità, al design e alla sostenibilità.
  • Facilitazioni doganali: essendo membri UE, non ci sono dazi o documentazione doganale complessa tra Italia e Baltici.

2. Cultura business nei Paesi Baltici: cosa aspettarsi
Nonostante la vicinanza geografica, Estonia, Lettonia e Lituania presentano alcune differenze culturali importanti.

Estoni: nordici, sobri e precisi
Gli estoni hanno molto in comune con i loro vicini finlandesi e scandinavi: sono riservati, pragmatici e preferiscono un approccio diretto e razionale al business.
  • Comunicazione: breve, chiara e senza fronzoli, non amano giri di parole o approcci troppo emozionali.
  • Relazioni: si costruiscono lentamente ma sono solide nel tempo, prima di fidarsi, vogliono vedere serietà, puntualità e affidabilità.
  • Tempo: estremamente puntuali, vedono i ritardi come una mancanza di rispetto.
  • Stile negoziale: analitico, logico, orientato al contenuto più che alla relazione.
Se hai familiarità con lo stile finlandese, ti troverai bene anche in Estonia.

Lettoni: il ponte tra nord e est Europa
I lettoni rappresentano un’interessante via di mezzo culturale: da un lato conservano il rigore del nord Europa, dall’altro mostrano tratti più espressivi e flessibili derivati dalle influenze slave e germaniche.
  • Comunicazione: più sciolta rispetto agli estoni, ma comunque sobria, un “no” può essere mascherato da frasi diplomatiche.
  • Relazioni: cercano una base professionale chiara, ma possono essere amichevoli in tempi relativamente brevi.
  • Flessibilità: più disponibili al compromesso rispetto agli estoni; tollerano meglio piccoli ritardi o aggiustamenti dell’ultimo minuto.
  • Stile negoziale: cercano un equilibrio tra contenuto e tono della relazione, un approccio troppo freddo potrebbe non funzionare.
In Lettonia, mostrare rispetto e moderazione è sempre ben visto, ma un po’ di calore umano fa la differenza.

Lituani: orientati alle relazioni e alla fiducia personale
I lituani sono i più “mediterranei” dei baltici: più calorosi, espressivi e relazionali, questo non vuol dire mancanza di rigore, ma piuttosto un valore più alto dato alla dimensione umana del business.
  • Comunicazione: meno diretta, spesso diplomatica, attenzione ai messaggi tra le righe.
  • Relazioni: fondamentali. Investono tempo nelle relazioni personali, anche prima di parlare di affari.
  • Fiducia: la fiducia è la base per qualsiasi accordo duraturo. Si aspettano presenza, continuità e rispetto.
  • Stile negoziale: più empatico e collaborativo, orientato al lungo termine.
In Lituania, essere troppo diretti o frettolosi può essere percepito come scortesia o disinteresse.

In generale:
  • Il tempo è rispettato. Gli incontri iniziano puntuali e spesso durano il tempo prestabilito.
  • Le gerarchie contano: è bene mostrare rispetto ai ruoli senior.
  • Le trattative sono dirette ma educate. I baltici preferiscono arrivare preparati, con dati e schede tecniche.

3. Comunicazione e incontri
  • La lingua di lavoro è quasi sempre l’inglese, ma se si inviano cataloghi o offerte in lingua locale si guadagna credibilità.
  • Meglio evitare toni troppo “amichevoli” all’inizio: la formalità è ancora apprezzata nei primi contatti.
  • La distanza fisica durante gli incontri è più ampia rispetto al Sud Europa. Evita di essere troppo invadente o fisico.

4. Regole di etichetta per i meeting
  • Dress code: formale e sobrio, soprattutto nei primi incontri.
  • Biglietti da visita: sempre graditi, meglio se con titolo e azienda ben visibili.
  • Regali aziendali: accettati, ma non indispensabili. Meglio qualcosa di semplice e di qualità (vino, cioccolato, oggetti artigianali italiani).
  • Conversazione: evita politica e religione. Ottimi temi sono il cibo italiano, lo sport o la tecnologia.

5. Consigli pratici per chi vuole esportare
  • Sfrutta i fondi europei e le reti camerali per un primo accesso al mercato.
  • Cerca un partner locale o partecipa a fiere regionali (es. Riga Food, Baltic Furniture).
  • Focalizzati sulla qualità e certificazioni: i consumatori baltici sono esigenti.
  • Usa piattaforme digitali per farti conoscere: il canale e-commerce è molto sviluppato.

Conclusione
Esportare nei Paesi Baltici significa entrare in tre mercati solidi, digitali e culturalmente ben predisposti al business con l’Italia. La chiave del successo? Professionalità, pazienza e rispetto delle differenze.
Se vuoi sviluppare il tuo Progetto Export verso Estonia, Lettonia o Lituania, scrivici:
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Esportare in Ungheria: guida pratica per le PMI italiane

23/6/2025

 
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L’Ungheria è membro dell’Unione Europea dal 2004 e questo semplifica notevolmente le operazioni di vendita per le aziende italiane. Le spedizioni non sono soggette a dazi doganali, né richiedono bolla doganale: si tratta infatti di cessioni intracomunitarie, non di esportazioni extra UE. Ma attenzione: semplificato non significa facile. Il mercato ungherese è ricco di opportunità, ma richiede strategia, conoscenza culturale e rigore operativo.

Perché esportare in Ungheria
  • Posizione centrale: l’Ungheria è un hub naturale per la distribuzione verso i mercati di Centro ed Est Europa.
  • Domanda in crescita: buone opportunità nei settori meccanica, automazione, alimentare, packaging, cosmetica e tecnologie green.
  • Relazioni consolidate con l’Italia: numerose aziende italiane sono già presenti, con produzioni, rappresentanze o reti distributive.

Cessione intracomunitaria: cosa sapere
Ecco cosa devi tenere presente quando vendi beni in Ungheria:
  • Non è richiesta una bolla doganale (DAU)
  • Non si applicano dazi né IVA italiana, ma la fattura deve riportare l’articolo 41 del DL 331/93
  • Il tuo cliente deve essere registrato al VIES con partita IVA attiva
  • Devi inserire l’operazione negli elenchi Intrastat
  • Serve prova del trasporto: bolla firmata, CMR, DDT o tracking della spedizione

Cultura del business in Ungheria: come approcciarsi
Precisione, riservatezza e rispettoIl comportamento ungherese nel business ricorda quello tedesco:
  • Pochi fronzoli, molta sostanza
  • Massima puntualità agli incontri
  • Comunicazione formale e diretta
Attenzione alla gerarchia: le decisioni sono spesso centralizzate nei livelli più alti, se devi chiudere un contratto, devi parlare con chi conta davvero.

Relazioni personali: non improvvisare
Anche se si parla di Europa, la cultura è ancora fortemente relazionale:
  • Non aspettarti fiducia immediata: serve tempo
  • Non “sparire” dopo il primo incontro: mantieni viva la relazione
  • Se puoi, visita di persona: fa ancora la differenza

Documentazione tecnica e logistica
Anche se non servono documenti doganali veri e propri, è importante:
  • Inviare schede tecniche, certificati CE o dichiarazioni di conformità se richiesti
  • Fornire etichettatura in lingua se previsto dalla categoria merceologica
  • Concordare bene i termini di consegna (Incoterms): i più usati sono DAP e DDP, ma anche EXW può essere gestito con il supporto di un export manager

Consigli pratici
  • Prepara cataloghi in inglese o ungherese
  • Non sottovalutare la parte post-vendita (manuali, installazione, supporto)
  • Verifica il regime IVA del cliente per non incorrere in errori fiscali
  • Affidati a un professionista come un TEM - Temporary Export Manger per seguire l’intero processo, dalla strategia ai documenti

Hai bisogno di supporto per esportare in Ungheria?
Se stai valutando l’ingresso nel mercato ungherese o vuoi ottimizzare le esportazioni già attive, possiamo aiutarti.
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Come esportare in Thailandia: guida pratica e culturale per le imprese italiane

23/6/2025

 
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​La Thailandia è uno dei mercati più dinamici e accessibili del Sud-Est Asiatico. Posizionata strategicamente tra India e Cina, è un ponte logistico verso tutta l’area ASEAN. L’Italia ha buoni rapporti storici e commerciali con il paese, soprattutto nei settori manifatturieri, food, fashion e meccanica.
Ma come si esporta concretamente in Thailandia?

1. Documenti e requisiti per esportare in Thailandia
Per esportare prodotti dall’Italia verso la Thailandia è necessario:
Individuare il codice doganale corretto per stimare i dazi e verificare eventuali restrizioni o necessità di certificazioni (es. per cosmetici, alimenti, dispositivi medicali).
Fattura commerciale in inglese, packing list, e contratto di vendita (se richiesto).
In caso di esportazione temporanea per fiere o lavorazioni (es. ex works), occorre la documentazione ATA Carnet o l’autorizzazione doganale corretta.
Alcuni prodotti richiedono licenze da enti thailandesi (es. il Thai FDA per cosmetici e alimentari).
Attenzione: la Thailandia non fa parte dell’Unione Doganale UE, quindi ogni esportazione è soggetta a pratiche doganali ordinarie. I dazi possono essere significativi, ma alcuni prodotti godono di agevolazioni grazie all’accordo ASEAN-EU.

​2. Come spedire: logistica e consigli operativi
I porti principali sono Laem Chabang (vicino a Bangkok) e Bangkok Port, entrambi ben collegati. Anche l’aeroporto di Suvarnabhumi gestisce molte importazioni rapide.
  • La modalità marittima è ideale per carichi pesanti (groupage o container)
  • L’aereo va bene per prodotti leggeri o con urgenze
  • Serve sempre un buon doganalista locale per evitare ritardi in sdoganamento

3. Cultura d’impresa: cosa aspettarsi dai partner thailandesi
🔹 Il primo contatto: serve una presentazione
In Thailandia, è raro che i decision-maker parlino subito con interlocutori stranieri. Le introduzioni personali o tramite referenze sono fondamentali. Se possibile, organizza il primo incontro con il supporto di un partner locale o un’agenzia di internazionalizzazione.
🔹 Kreng Jai e Jai Yen: armonia prima di tutto
Due concetti chiave della cultura tailandese sono:
  • Kreng Jai: rispetto per gli altri, evitare di mettere in imbarazzo o contraddire il proprio interlocutore.
  • Jai Yen: “cuore freddo”, cioè mantenere la calma, evitare toni accesi, pressioni eccessive o atteggiamenti aggressivi.
Sii sempre diplomatico, paziente e indiretto nella comunicazione.
🔹 Lentezza nei tempi e importanza del rapporto
In Thailandia i tempi non sono rigidi: traffico, clima e infrastrutture rallentano le agende, non interpretarlo come inefficienza: è normale aspettare o dover posticipare gli appuntamenti.
Allo stesso tempo, costruire relazioni personali solide è più importante di qualsiasi deadline. I tailandesi faranno affari con te solo se si fidano di te.

4. Comportamenti e usanze utili nei meeting
Dress code: giacca e cravatta per gli uomini, abbigliamento sobrio per le donne. Vietato mostrare la pianta dei piedi o toccare oggetti con i piedi.
Saluto: tra uomini è accettata la stretta di mano, mentre le donne usano il gesto tradizionale del wai (mani giunte e capo inclinato).
Biglietto da visita: si porge con la mano destra, eventualmente accompagnata dal tocco del gomito sinistro.
Regali: i regali non sono obbligatori, ma se presenti devono essere semplici e offerti con rispetto.

5. Vendere in Thailandia: marketing, fiere e strategie
Fiere e missioni commerciali sono strumenti utili per approcciare il mercato, ma ricordati che è necessario tradurre il materiale in lingua thai o inglese semplice.
ll packaging gioca un ruolo importante: design pulito, rispetto per simboli culturali e attenzione a colori e immagini.
​
6. ​Settori italiani con più opportunità
Nel 2025 si confermano forti le opportunità per chi lavora in:
  • Food & Beverage (soprattutto biologico o italiano premium)
  • Arredamento, design e illuminazione
  • Cosmetici naturali e bio
  • Macchinari e tecnologie per trasformazione industriale

Conclusione
Esportare in Thailandia non è solo un’operazione logistica, ma un vero e proprio viaggio culturale. Comprendere i codici di comportamento, i valori di rispetto e armonia, e investire nella relazione umana è ciò che fa la differenza tra un incontro e un contratto firmato.
Se hai bisogno di supporto per entrare nel mercato thailandese, dalla parte tecnica (dazi, codici, licenze) a quella commerciale (ricerca partner, interpreti, fiere), Hello Export può aiutarti.
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Esportare in India: guida pratica e culturale per le PMI italiane

23/6/2025

 
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​Esportare in India è un’opportunità strategica per molte imprese manifatturiere italiane: si tratta di una delle economie emergenti più promettenti, con oltre 1,4 miliardi di abitanti, una crescente classe media e una domanda sempre più forte di qualità, tecnologia e design — settori in cui il Made in Italy eccelle.

1. Perché esportare in India?
  • Crescita economica sostenuta: l’India è una delle economie in più rapida crescita al mondo.
  • Infrastrutture in evoluzione: piani massicci di investimento in logistica, energia e edilizia.
  • Domanda crescente di beni di consumo e industriali: in particolare nei settori dell’automazione, meccanica, medicale e arredo.

2. Cosa serve per esportare in India?
Le esportazioni in India non sono esenti da complessità burocratiche, ma con la giusta preparazione tutto è possibile, ecco cosa serve:
  • Codice doganale e classificazione corretta (HS Code)
  • Certificati di origine (come l’EUR.1 se richiesto)
  • Etichettatura conforme alla normativa indiana
  • Eventuali certificazioni tecniche (per cosmetici, medicale, alimentari, etc.)
  • Accordo con un importatore registrato in India o con un rappresentante fiscale (dove necessario)

3. Come funziona l’IVA per le esportazioni verso l’India?
L’esportazione verso l’India è considerata operazione non imponibile IVA (Art. 8 DPR 633/72). Ma attenzione: è necessario conservare prova documentale (es. DAU doganale) e assicurarsi che la spedizione sia regolarmente uscita dal territorio doganale UE entro 90 giorni.

Cultura del business in India: cosa sapere prima di partire
Oltre agli aspetti tecnici, è fondamentale conoscere la cultura negoziale e aziendale indiana, per evitare fraintendimenti e costruire relazioni durature.

Tempo e puntualità: attenzione al concetto di “policronicità”
In India il tempo è flessibile: durante una riunione potresti essere interrotto più volte da telefonate o impegni imprevisti. Non è maleducazione: è parte della cultura locale. Pazienza e adattabilità sono chiave.

Comunicazione: diretta? Non proprio…
Gli indiani tendono a non dire mai “no” in modo esplicito. Preferiscono risposte ambigue o silenzi diplomatici. Un “sì” può significare “forse”. Impara a leggere tra le righe, e fai domande di conferma.

Gerarchia e status
Grande rispetto per l’età, il ruolo e il titolo. Tratta con rispetto i tuoi interlocutori senior. Evita di mettere in imbarazzo un partner indiano in pubblico: la faccia è importante.

Stile negoziale
Preparati a contrattazioni molto intense. Gli indiani sono esperti negoziatori (basti pensare ai bazar!). Il prezzo iniziale non è quasi mai quello finale. Servono pazienza, preparazione e margini.

Corpo e gestualità: qualche regola d’oro
  • Nod your head like yes? Attenzione: il tipico dondolio laterale della testa significa spesso “forse” o “ho capito”, non necessariamente “sì”.
  • Mani e piedi: mai usare la sinistra per offrire qualcosa, e mai puntare i piedi verso una persona.
  • Namaste è un saluto comune e rispettoso, spesso preferito alla stretta di mano.

Conclusioni
Esportare in India richiede preparazione tecnica e sensibilità culturale, ma il mercato è ricco di opportunità per chi sa interpretarlo. La chiave è combinare qualità italiana e adattamento locale: scegli i partner giusti, costruisci relazioni e sii paziente. I risultati possono essere sorprendenti.

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  • Scouting partner e distributori locali
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Come esportare in Messico: guida pratica per le PMI italiane

23/6/2025

 
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​Il Messico è una delle economie più dinamiche dell’America Latina, con oltre 130 milioni di abitanti, una posizione strategica tra Stati Uniti e Sud America, e accordi commerciali preferenziali con decine di paesi.
Per le imprese italiane, rappresenta un mercato ricco di opportunità.
Ma per esportare in Messico in modo serio e profittevole, servono attenzione, preparazione e un approccio operativo. Vediamo come fare.

Perché esportare in Messico?
Ecco 5 motivi per cui il Messico è una destinazione interessante per l’export italiano:
  • Crescita industriale: automotive, edilizia, arredamento, alimentare e packaging in espansione
  • Accordi di libero scambio: tra cui il T-MEC (ex NAFTA), UE-Messico e molti altri
  • Domanda crescente di Made in Italy: soprattutto nel lusso accessibile, design, tecnologia e meccanica
  • Sistema logistico efficiente: porti, aeroporti, collegamenti con USA e Sud America
  • Mercato stabile e giovane: la media d’età è sotto i 30 anni, con crescente classe media urbana

Documentazione e requisiti per esportare in Messico
1. Documenti doganali
  • Fattura commerciale in inglese o spagnolo
  • Packing list
  • Certificato di origine (preferibilmente con EUR.1)
  • Dichiarazione di libera esportazione
  • Codice HS corretto e dettagliato
  • Dichiarazioni specifiche (es. prodotti chimici, cosmetici, alimentari)
2. Identificativo fiscale del destinatario
Dal 2025 è obbligatorio indicare sempre:
  • Tax ID (RFC/CURP)
  • Email e numero di telefono
    Senza questi dati, la merce può essere bloccata in dogana.
3. Limiti e soglie
  • Fino a US$2.500 si applica un’imposta fissa del 19%
  • Oltre i US$1.000, il destinatario deve essere registrato presso la dogana messicana (Padron de Importador)
  • Prodotti soggetti ad antidumping o compensativi (es. calzature cinesi) richiedono sempre sdoganamento formale

Strategie per entrare nel mercato messicano
🔹 Adattare il prodotto
Valuta lingua, packaging, colori, materiali,il Messico ha gusti locali ma apprezza lo stile europeo.
🔹 Trovare un partner locale
Un distributore o importatore può aiutare a superare le barriere burocratiche e logistiche.
🔹 Presenziare alle fiere
Città del Messico, Guadalajara e Monterrey ospitano eventi settoriali importanti (es. Expo Nacional Ferretera, Expo Beauty Show, etc.)
🔹 Investire nella relazione
Nel mondo latino, contano ancora fiducia, conoscenza personale e cura della relazione.

Cross cultural: trattative e comunicazione
Per vendere in Messico serve empatia, presenza e tatto.
Alcuni consigli:
  • Il tempo è flessibile: non aspettarti risposte immediate o trattative lampo
  • Evita formalismi eccessivi ma rispetta la gerarchia aziendale
  • Meglio incontrarsi di persona almeno una volta, stringersi la mano e guardarsi negli occhi
  • L’umorismo e la cortesia sono leve preziose nella trattativa

Conclusione
Il Messico è una porta d’accesso straordinaria per tutto il continente americano. Ma per entrare davvero, serve preparazione, pazienza e il giusto supporto operativo.
Hai un prodotto valido e vuoi capire se può funzionare in Messico?
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