Il Digital Temporary Export Manager (Digital TEM) è un professionista specializzato nell'internazionalizzazione digitale, che combina le competenze tradizionali di un Export Manager con una profonda conoscenza delle tecnologie digitali, degli strumenti di marketing online e delle piattaforme di e-commerce. Questa figura è particolarmente utile per le aziende che desiderano espandersi sui mercati internazionali sfruttando il canale digitale, vendendo online e promuovendo i propri prodotti attraverso strumenti digitali.
Cosa fa il Digital Temporary Export Manager?Il Digital TEM svolge un insieme di attività mirate a favorire l’espansione internazionale di un’azienda utilizzando il canale digitale. Tra le sue principali mansioni ci sono:
A cosa serve un Digital Temporary Export Manager? Un Digital TEM serve principalmente a:
Perché una PMI italiana dovrebbe prendere un Digital Temporary Export Manager?Per una PMI italiana, ci sono diverse ragioni per cui può essere vantaggioso avvalersi di un Digital TEM:
Quando conviene prendere un Digital Temporary Export Manager? Assumere un Digital TEM conviene nei seguenti casi:
Conclusioni Il Digital Temporary Export Manager è una figura chiave per le PMI italiane che desiderano sfruttare i canali digitali per internazionalizzarsi. Offre una soluzione flessibile e altamente specializzata per espandere le vendite all'estero utilizzando e-commerce, marketplace e strategie di marketing digitale. Soprattutto, permette di ridurre i costi e accelerare l’ingresso nei mercati internazionali, sfruttando le opportunità offerte dalle tecnologie digitali. Il Temporary Export Manager (TEM) è un professionista specializzato nel supportare le imprese nei processi di internazionalizzazione, con l'obiettivo di sviluppare e gestire le esportazioni. Lavora con un contratto a tempo determinato (da qui il termine "temporary"), generalmente su progetti specifici legati all'export, senza essere assunto stabilmente dall'azienda. Questa figura ha esperienza nel commercio internazionale, nella gestione dei mercati esteri e nelle strategie di sviluppo commerciale.
Cosa fa il Temporary Export Manager?Il TEM svolge una serie di compiti strategici e operativi per aiutare l'azienda a entrare in nuovi mercati esteri o rafforzare la propria presenza internazionale, tra cui:
A cosa serve un Temporary Export Manager? Un TEM serve principalmente a:
Perché una PMI italiana dovrebbe prendere un Temporary Export Manager? Per una PMI italiana, ci sono diversi motivi per cui potrebbe essere vantaggioso avvalersi di un TEM:
Quando conviene prendere un Temporary Export Manager? Assumere un TEM conviene nei seguenti casi:
Conclusioni Un Temporary Export Manager è una risorsa preziosa per le PMI che desiderano espandersi sui mercati internazionali ma non dispongono delle competenze o delle risorse interne per farlo. Assumere un TEM consente di approcciare l'internazionalizzazione con una strategia mirata, riducendo il rischio e massimizzando le opportunità di successo all'estero. La strategia di esportazione è una delle parti principali ed essenziali di un piano aziendale forte e affidabile. Il design di questa strategia dovrebbe essere semplice e comprensibile per il tuo staff. 🌍
È necessario formulare un piano di esportazione chiaro e realistico, definendo i tuoi scopi, obiettivi, strategie e procedure per l'esportazione. 📝 La tua strategia di esportazione dovrebbe coprire aspetti quali ricerche di mercato, ingresso nel mercato, prezzi, distribuzione, promozione, logistica, servizio clienti e gestione del rischio. 📊 Puoi utilizzare modelli e guide, come il modello del piano di esportazione o la guida del piano aziendale di esportazione. Per aiutarti in questo processo devi: 🔷Fare un autovalutazione, prima di entrare in qualsiasi mercato estero 🔷Elaborare una strategia 🔷Trovare potenziali acquirenti 🔷Negoziare 🔷Completare l'ordine 🔷Fornire il servizio post-vendita Seguendo questi passaggi e suggerimenti, puoi avviare e far crescere con successo la tua attività di esportazione e portare la tua azienda al livello successivo. Esportare non è facile, ma è gratificante 💼🚀 Carnet ATA - Convenzione di InstabulCredit photo: ICC Quatar La Convenzione sull'ammissione temporanea firmata a Istanbul il 26 giugno 1990 ha fornito un mezzo per riunire e semplificare i vari strumenti che disciplinano l'ammissione temporanea già esistenti a quel tempo. La Convenzione prevede la libera circolazione delle merci attraverso le frontiere e la loro ammissione temporanea in un territorio doganale con esenzione da dazi e tasse. Richiede inoltre alle parti contraenti di accettare il carnet ATA, detto anche Passaporto delle merci, un documento doganale internazionale che assicura, attraverso un sistema di garanzia internazionale, il pagamento di dazi e tasse in caso di vendita. Per cui, le merci che devono essere introdotte in un paese per determinati motivi specifici (un'esposizione, una dimostrazione commerciale, una missione umanitaria, ecc.) sono esenti da dazi doganali a condizione espressa che vengano riesportate entro 12 mesi. Questa è la cosiddetta procedura di ammissione temporanea. Con questo sistema la comunità imprenditoriale internazionale gode di una notevole semplificazione delle formalità doganali in quanto il carnet ATA funge anche da dichiarazione di merci in esportazione, transito e importazione. Il carnet ATA è oggi il documento più utilizzato dalla comunità imprenditoriale per le operazioni internazionali che prevedono l'ammissione temporanea di merci. Attualmente questa convenzione è stata sottoscritta da 71 stati, evidenziati in blu nell'immagine sovrastante Gli strumenti più importanti coperti dalla Convenzione di Istanbul oltre al carnet ATA (per le merci), prevede il carnet CPD (per i veicoli), anch'esso un documento standardizzato utilizzato dai servizi doganali per controllare le ammissioni temporanee. CURIOSITA': L'acronimo ATA è l'unione dei termini francesi e inglesi Admission Temporaire e Temporary Admission. FONTE: ADM -Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli
FONTE: WCO - World Customs Organization FONTE: EURO LEX - Regolamento (CEE) n. 2454/93 - Articolo 797 (capitolo 2) Importazione è una parola che spesso fa storcere il naso, affiancato a triangolazione, la diffidenza aumenta.
In realtà non c'è nulla né da temere, né particolari manuali da studiare. Triangolazione, come anticipa il nome, coinvolge tre soggetti. Importazione, è semplicemente il punto di vista dell'azienda; per un'azienda che importa, ce ne è almeno un'altra che esporta. Riguardo le tre aziende coinvolte abbiamo: a)Un'Azienda Promotrice, ossia l'azienda che ha venduto il prodotto all'Azienda finale (spesso può essere un'azienda solo commerciale o di brokeraggio o di trading, cioè che ci occupa solo di vendite) b)Un'Azienda Cedente, ossia l'azienda che detiene fisicamente il prodotto (spesso è anche la produttrice o assemblatrice) c)Un'Azienda/Cliente finale, ossia colei che ha comprato il prodotto dell'azienda cedente tramite l'azienda promotrice. Quando parliamo di Importazioni Triangolari Extra UE significa che delle tre aziende coinvolte, le prime due fanno parte dell'Unione Europea, (possono far parte dello stesso paese come possono far parte di due paesi diversi ma sempre UE) mentre il destinatario finale è un paese non appartenente all'Unione Europea, ad esempio Cina, India, Stati Uniti. Le importazioni (o esportazioni) Triangolari possono avere anche come soggetti tutti membri appartenenti all'Unione Europea. Allora perché il destinatario finale non compra direttamente dall'azienda cedente? I motivi possono essere molteplici:
Perché i prodotti vengono spediti direttamente dall'azienda cedente? Il trasporto delle merci ha sempre un costo, oltre al costo del trasporto avremmo i costi di un eventuale deposito per il tempo necessario alla nuova riorganizzazione del ritiro, i costi del personale addetto al carico/scarico, il rischio di eventuali danni da trasporto. Le merci vengono spedite direttamente al cliente finale per ragioni economiche e pratiche. FONTE DATI: Camera di Commercio di Torino "Operazioni di triangolazione" FONTE DATI: Lex -Direttiva 2006/112/CE La Cina ha oltre un miliardo di abitanti, ne fa il paese più popolato del Mondo detenendo circa il 20% della popolazione Mondiale (2020).
Le possibilità di commercio e le necessità dei prodotti italiani di alta qualità sono numeri sempre più importanti e in costante crescita, eppure l'Italia è solo al 19°esimo posto degli esportatori in Cina (Fonte: InfoMercatiEsteri). Ai primi posti, oltre ai paesi limitrofi come Sud Corea, Giappone, Taiwan, Vietnam, troviamo Stati Uniti, Germania, Russia, Francia, UK e Svizzera. Le pratiche di esportazione in Cina non sono semplicissime, ma neanche impossibili, bisogna essere preparati. La Repubblica Cinese, come ben sappiamo, è uno dei maggiori importatori, quindi è lecito chiedersi, cosa si può vendere in Cina? La Cina apprezza e ricerca l'alta qualità dei nostri prodotti (sia industriali che alimentari), prodotti e servizi di alta tecnologia e il design Italiano. Possiamo suddividere in cinque macro aree i prodotti sui cui concentrare l'esportazione in Cina:
FONTE DATI: InfoMercatiEsteri FONTE DATI: OEC e National Bureau of Statistics of China L’italia è il principale produttore di vino al mondo, un settore che non risente delle crisi economiche: se si riduce la domanda interna cresce quella a livello mondiale, che richiede sempre più prodotti di qualità e variegati.
Il vino infatti non risente dell’appiattimento e normalizzazione del gusto a livello mondiale, come invece ha fatto spesso la globalizzazione per altri prodotti. Molti vini italiani di eccellenza non sono neppure conosciuti all'estero, mentre invece potrebbero essere apprezzati tantissimo proprio per la loro diversità e per il loro posizionamento di nicchia. E’ quindi importante sapere che cosa e come esportare: il numero di “nuovi ricchi” è destinato a crescere vertiginosamente nei prossimi anni! Una grande opportunità per il vino italiano da non perdere! Quindi un grande prodotto, apprezzato e riconosciuto all'estero, con un enorme potenziale bacino di consumatori a livello mondo che richiede però le giuste conoscenze commerciali e logistiche. Se si guardano i pesi commerciali dell’export di vino italiano nel mondo (dati 2019) è evidente che il mercato è molto lontano dall'essere saturo, anzi! Nel grafico sono evidenziati i principali paesi di destinazione dell'esportazione del vino italiano: nei primi dieci posti troviamo Stati Uniti seguiti da Germania, Regno Unito e Svizzera, ritorniamo oltreoceano in Canada e in Giappone, e poi abbiamo Francia, Svezia, Olanda e Danimarca. Il nostro vino arriva dappertutto e per incrementarne l'esportazione è necessario migliorare ulteriormente le nostre competenze logistiche e burocratiche (certificati da fornire) assieme alla conoscenza nei numerosi trattati tra i vari paesi. TIPS: Esportare vino in Stati Uniti e Canada Tenere conto dei costi doganali che rischiano si aumentare a seguito delle nuove politiche commerciali di Trump Tenere conto della procedura del Marchio INE (per le esportazioni di vino in Canada e Messico) Esportare vino in Russia E' richiesta una dichiarazione di conformità EAC che attesti il rispetto degli standard alimentari richiesti dal paese. Devono essere applicate delle etichette con tutte le indicazioni specifiche del prodotto assieme alle avvertenze per i consumatori relativamente ai danni causati di un eccessivo consumo di prodotto. La stessa etichetta deve essere esibita in dogana. Esportare vino in Svizzera La Svizzera non fa parte dell'Unione Europea ma è membro dell'EFTA (European Fair Trade Association) assieme a Austria, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi e Spagna. Questo significa che producendo un documento chiamato EUR1 e le relative conformità del prodotto, l'importare svizzero è tenuto a pagare l'iva svizzera, ma non dovendo pagare dazi extra, il vino italiano, oltre ad essere buono, diventa più competitivo. FONTI DATI: Elaborazioni su dati Intracen/Eurostat 2020 Nel grafico le percentuali indicano il peso commerciale delle esportazioni italiane |
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Maggio 2024
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