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I segreti dell'Export

Come trovare il codice doganale di un prodotto? Guida pratica aggiornata

8/11/2025

 
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Come trovare il codice doganale di un prodotto? È una delle domande più cercate da chi esporta o importa, ma anche "chi lo fornisce", "quante cifre ha", "come si legge", o "come si compone" sono interrogativi molto frequenti nel mondo del commercio estero. In questo articolo facciamo chiarezza.

Cos’è il codice doganale?
Il codice doganale (detto anche codice TARIC o HS Code) è una sequenza numerica che identifica con precisione la tipologia di un prodotto ai fini doganali e serve per:
  • calcolare dazi e IVA all’importazione;
  • compilare correttamente la bolletta doganale;
  • verificare eventuali restrizioni, licenze o misure antidumping;
  • accedere a regimi preferenziali (es. EUR.1, REX, GSP, ecc.).

Come è composto un codice doganale?
Un codice doganale in Europa si basa sul sistema TARIC, ovvero la Tariffa Integrata Comunitaria, che estende il codice HS a 10 cifre. Le prime sei cifre (ad esempio 731815) corrispondono alla classificazione globale del Sistema Armonizzato (HS), utilizzato a livello internazionale. Le cifre dalla settima all’ottava (73181589) rappresentano la Nomenclatura Combinata (CN), utilizzata nell’Unione Europea per scopi statistici e tariffari. Infine, le cifre dalla nona alla decima (73181589 10) fanno parte del codice TARIC vero e proprio, che consente di identificare con precisione eventuali misure comunitarie specifiche applicabili al prodotto, come dazi antidumping, contingenti o obblighi documentali.

01–06 Sistema armonizzato (HS) 731815
07–08 Codifica CN (Nomenclatura Combinata)73181589
09–10 TARIC (misure UE specifiche)73181589 10

Come trovare il codice doganale di un prodotto?
Ecco 3 metodi efficaci:
  1. Consultare il sito TARIC della Commissione Europea:
    Inserendo parole chiave o descrizione tecnica del prodotto puoi navigare tra le sezioni (es. “bulloni”, “abbigliamento sportivo”, “olio d’oliva”, ecc.).
  2. Usare la nomenclatura ufficiale (come da documento TARIC):
    Ad esempio, la sezione XV del TARIC è dedicata ai metalli comuni, mentre la voce 84 riguarda macchine e apparecchiature industriali.
    Puoi anche scaricare l’indice completo della Tariffa Doganale.
  3. Rivolgerti a un import-export manager o a uno spedizioniere esperto, che può determinare il codice corretto analizzando la scheda tecnica del prodotto.

FAQ sul codice doganale
  • Chi decide il codice doganale? → L’operatore economico, sotto responsabilità legale, in base alla natura merceologica del prodotto.
  • Chi fornisce il codice doganale? → Può essere fornito da un export manager, doganalista, spedizioniere o direttamente dall’azienda.
  • Quando serve il codice doganale? → In tutte le dichiarazioni doganali, Intrastat, certificazioni d’origine, CBAM, registrazioni RAEE/AEE.
  • Quante cifre ha? → Da 6 (HS) fino a 10 cifre (TARIC), in alcuni casi con ulteriori sottocodici statistici.

Conclusione
Conoscere il codice doganale è importante (e obbligatorio) per vendere, importare o esportare in modo corretto, non è solo un numero: è la “carta d’identità” del tuo prodotto per la dogana.
Usalo con precisione per evitare sanzioni, blocchi o dazi imprevisti.
Se hai bisogno di una consulenza per la classificazione doganale dei tuoi prodotti, scrivici: [email protected]

CBAM: Cos'è e cosa cambia dal 2026 per l'import in Europa

8/11/2025

 
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Dal 1° gennaio 2026 entra pienamente in vigore il CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), il nuovo strumento dell'Unione Europea per contrastare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e garantire la parità di condizioni tra produttori europei e importatori extra-UE.

Previsto dal Regolamento (UE) 2023/956, il CBAM rappresenta una svolta epocale nella politica commerciale e ambientale europea, ma cosa significa, nel concreto, per chi importa merci nell'Unione?

Cos'è il CBAM?
Il CBAM è un meccanismo di aggiustamento alle frontiere che obbliga gli importatori a "compensare" il prezzo della CO₂ incorporata nelle merci acquistate da Paesi terzi, qualora questi non applichino sistemi equivalenti all’EU ETS (sistema europeo di scambio di quote di emissione).

Quali prodotti sono soggetti?
L’elenco dei prodotti soggetti a CBAM è contenuto nell'Allegato I del Regolamento 2023/956 e comprende attualmente:
  • Cemento
  • Fertilizzanti
  • Ferro e acciaio
  • Alluminio
  • Elettricità
  • Idrogeno
Sono inclusi anche prodotti trasformati che contengono materiali base: ad esempio, bulloni in acciaio, lamiere, profilati, fili zincati ecc.

Esempio pratico: Se importi lamiere in acciaio dalla Turchia, dovrai calcolare le emissioni di CO₂ incorporate e acquistare i certificati CBAM prima dello sdoganamento a partire dal 2026.

Come funziona il CBAM dal 2026?
A partire dal 1° gennaio 2026:
  1. Registrazione: l’importatore deve essere registrato come dichiarante CBAM autorizzato presso l’autorità competente dello Stato membro in cui è stabilito.
  2. Acquisto certificati CBAM: ogni trimestre, il dichiarante deve mantenere sul proprio conto CBAM un numero di certificati pari ad almeno l’80% delle emissioni incorporate nei prodotti importati.
  3. Prezzo dei certificati: è calcolato settimanalmente dalla Commissione come media dei prezzi di chiusura delle quote EU ETS (Art. 21 del Regolamento).
  4. Restituzione annuale: entro il 31 maggio dell’anno successivo, l’importatore restituisce il numero di certificati corrispondente alle emissioni effettivamente verificate per l’anno precedente (Art. 22).
  5. Verifica indipendente: le dichiarazioni devono essere verificate da enti accreditati secondo i criteri dell’Allegato IV del Regolamento.

Cosa cambia rispetto al periodo transitorio (2023–2025)?
Nel periodo transitorio gli importatori devono solo comunicare trimestralmente le emissioni incorporate nelle merci CBAM, senza acquistare certificati.

Quali sono le sanzioni?
Se un importatore:
  • Non restituisce il numero corretto di certificati
  • Non registra correttamente le emissioni
  • Non rispetta i requisiti di verifica
...potrà essere soggetto a sanzioni pecuniarie, calcolate per ogni tonnellata di CO₂ non coperta, come previsto dall’Articolo 26 del Regolamento.

Come prepararsi?
  • Verifica se i tuoi prodotti rientrano nei codici doganali soggetti a CBAM.
  • Contatta i tuoi fornitori per ottenere i dati sulle emissioni di CO₂.
  • Avvia la procedura per diventare dichiarante CBAM autorizzato.
  • Valuta il costo potenziale dei certificati nella tua strategia di prezzo.

I certificati CBAM non si possono scambiare o conservare per anni: non sono titoli finanziari, ma strumenti ambientali legati a uno specifico periodo (Art. 20).

Conclusione 
Il CBAM cambierà profondamente le logiche di importazione nell'Unione Europea per determinati settori. Se la tua azienda importa ferro, acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti o altri prodotti energy-intensive, preparati ora.
Scrivici a [email protected] per una consulenza import operativa, ti aiutiamo a capire se il tuo prodotto rientra, come misurare le emissioni incorporate e come preparare il registro CBAM aziendale prima del 2026.

Fonti:
Regolamento (UE) 2023/956
Regolamento (UE) 1031/2010 (ETS)
Direttiva 2003/87/CE (EU ETS)
Allegati I e IV del Regolamento CBAM (prodotti + metodi di calcolo)
Decisione 2023/1312 sulla designazione delle autorità competenti per Stato membro

Cos'è l'antidumping e perché bisogna conoscerlo

8/11/2025

 
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Antidumping: definizione semplice
L’antidumping è una misura di difesa commerciale adottata per contrastare la vendita sottocosto di prodotti importati, quando questa pratica danneggia le imprese locali.

Si applica un dazio antidumping per riallineare i prezzi e proteggere l’industria dell’Unione Europea.
La normativa di riferimento è il Regolamento (UE) 2016/1036, che disciplina l’introduzione di dazi antidumping da parte della Commissione europea, su proposta della DG Trade (Direzione Generale Commercio).

Quando e come scatta l’antidumping?
L’UE avvia un’indagine dopo una denuncia documentata da parte di produttori europei e la Commissione valuta:
  • esistenza del dumping
  • entità del danno all’industria locale
  • legame causale tra i due
Una volta accertati i fatti, può imporre:
  • dazi antidumping provvisori (entro 6-9 mesi)
  • dazi definitivi (entro 15 mesi)
  • misure retroattive (fino a 90 giorni prima)

Alcuni esempi reali di prodotti soggetti a dazio antidumping
Negli ultimi anni, viti, bulloni e rondelle sono stati oggetto di particolare attenzione da parte della Commissione Europea, con l’introduzione di dazi antidumping per contrastare pratiche di concorrenza sleale, in particolare da parte di produttori asiatici.
Ad esempio, i bulloni con testa esagonale, classificati nel codice doganale 7318.15.61, provenienti dalla Cina e da altri Paesi asiatici, sono soggetti a dazi antidumping che in alcuni casi superano il 70% del valore dichiarato.
Le rondelle in acciaio inox e le viti autofilettanti, anch’esse classificate sotto la voce 7318, rientrano spesso in queste misure, con aliquote che variano in base al tipo di prodotto, alla tipologia di acciaio utilizzato e al produttore di origine.
Questi dazi non solo aumentano significativamente il costo all’importazione, ma impongono alle aziende italiane di fare scelte più oculate nella selezione dei fornitori, privilegiando fornitori certificati o Paesi non soggetti a queste misure.
È quindi fondamentale verificare ogni codice NC (Nomenclatura Combinata) con attenzione prima di ogni operazione doganale, per non incorrere in sanzioni o costi inattesi.

IMPORTANTE: Queste misure valgono solo per specifici Paesi o produttori e possono essere modificate o eliminate ogni 5 anni (scadenza delle misure).

Dove controllare se un prodotto ha dazi antidumping?
Ti consigliamo di cercare i regolamenti UE pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale o di chiedere al tuo consulente import/export o al tuo broker doganale o a Hello Export.

Come tutelarsi come importatore?
Importare un prodotto soggetto a dazi antidumping senza saperlo può essere devastante per i margini, per cui per evitare rischi:
  • Verifica correttamente il codice doganale (NC8 / TARIC)
  • Analizza origine, fornitore e produttore reale
  • Inserisci nei contratti una clausola di responsabilità antidumping
  • Diversifica i fornitori anche in Paesi non soggetti a dumping

Domande frequenti
1. Se il fornitore cambia Paese, il dazio sparisce?
No, non basta cambiare il paese di importazione se l’origine del prodotto resta in un paese soggetto a dumping, il dazio si applica comunque.
2. Posso chiedere il rimborso se ho già pagato?
Solo in casi limitati e dimostrando che non c'era dumping reale: è complesso.
3. È sempre un dazio fisso?
No, il dazio può essere in valore percentuale (es. +25%) oppure specifico (es. 487 €/tonnellata).

Conclusione
Il dazio antidumping è uno degli strumenti più potenti di politica commerciale internazionale.
Chi opera nel mondo import-export deve conoscerlo bene, perché può incidere fino al +100% sul costo finale del prodotto.

Vuoi controllare se il tuo prodotto è soggetto a antidumping?
Scrivici a [email protected]: ti aiutiamo a valutare il rischio, trovare alternative e impostare una strategia d’import sostenibile e a norma UE.

I metodi di pagamento internazionali: guida pratica per vendere (e comprare) all’estero in sicurezza

6/6/2025

 
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Quando si parla di export o import, uno dei temi più delicati è il pagamento.
Vendere un prodotto all’estero è una conquista, ed essere pagati in modo puntuale e sicuro è la vera vittoria.
Esistono diversi strumenti per gestire i pagamenti internazionali, ognuno con vantaggi, rischi e gradi di sicurezza diversi.
Conoscerli ti permette di tutelarti, negoziare meglio e chiudere trattative senza brutte sorprese.

I principali metodi di pagamento internazionali
1. Pagamento anticipato (Advance Payment)
Massima sicurezza per il venditore, rischio alto per il compratore.
Il cliente estero paga prima della spedizione. È molto usato quando:
  • il rapporto è nuovo
  • l’importo è basso
  • il fornitore ha maggiore potere contrattuale
✔️ Pro: sicuro e semplice per chi esporta
❗ Contro: può rallentare o scoraggiare l’ordine

2. Bonifico bancario (Bank Transfer / T/T – Telegraphic Transfer)
Il più diffuso, soprattutto per relazioni consolidate.
Il pagamento avviene prima o dopo la consegna, in base agli accordi (es. 30% all’ordine, 70% prima della spedizione).
✔️ Pro: flessibile, economico, tracciabile
❗ Contro: richiede fiducia reciproca

3. Lettera di credito (Letter of Credit – L/C)
È uno strumento bancario che garantisce il pagamento al fornitore, se le condizioni previste nel contratto sono rispettate (es. consegna della merce, documenti doganali, ecc.).
✔️ Pro: protegge entrambe le parti, ideale per operazioni complesse o nuovi partner
❗ Contro: costi bancari alti, procedure lunghe e burocratiche

4. Incasso documentario (Documentary Collection – D/P o D/A)
La banca del venditore invia i documenti alla banca del compratore e rilascia la merce solo a pagamento effettuato (D/P) o accettazione della scadenza (D/A).
✔️ Pro: più sicuro di un bonifico semplice, meno costoso di una L/C
❗ Contro: meno tutelante in caso di mancato ritiro o pagamento

5. Pagamento posticipato (Open Account)
Il fornitore spedisce la merce e il cliente paga dopo 30, 60 o 90 giorni.
✔️ Pro: molto competitivo per l’acquirente
❗ Contro: rischio elevato per il venditore, usato solo con clienti affidabili

6. PayPal, Stripe, carte di credito
Usati per e-commerce, piccoli importatori o test di mercato.
Comodi ma con commissioni elevate e tutele limitate.
✔️ Pro: rapidità, accessibilità, adatti a transazioni B2C
❗ Contro: limiti di importo e gestione reclami meno strutturata

Quale metodo scegliere?
Dipende da:
  • livello di fiducia tra le parti
  • valore della fornitura
  • paese di destinazione e rischio politico
  • frequenza degli ordini
  • capacità finanziaria delle aziende coinvolte
Il consiglio: inizia tutelandoti (es. L/C, acconto), poi valuta aperture graduali man mano che il rapporto commerciale si consolida.

Conclusione
Saper gestire i metodi di pagamento internazionali non è solo un tema amministrativo.
È una leva di negoziazione, una forma di tutela e uno strumento di competitività.

📩 Vuoi impostare correttamente i tuoi contratti export/import e scegliere il metodo di pagamento più adatto al tuo caso?

Scrivici a [email protected]
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Come importare articoli elettronici da paesi extra-UE - 2025

12/5/2025

 
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Importare componenti o prodotti elettronici da fuori Europa può rappresentare un vantaggio competitivo, ma solo se gestito con competenza, attenzione normativa e logistica ben pianificata.
La complessità tecnica del settore e la rigidità dei controlli doganali rendono indispensabile un approccio preciso, documentato e senza improvvisazioni.

​Cosa si intende per articoli elettronici?
  • schede PCB/PCBA (assemblate o no)
  • sensori, microprocessori, moduli wireless
  • alimentatori, inverter, trasformatori
  • dispositivi completi (es. centraline, sistemi di controllo, elettronica di consumo)
  • apparecchiature medicali, industriali, domotiche
  • articoli con cablaggi, connettori e plastiche integrate

I 5 passaggi fondamentali per importare elettronica da extra-UE:
1. Selezione del fornitore: qualità prima del prezzo
  • verifica della documentazione tecnica (datasheet, schemi, dichiarazioni di conformità)
  • ispezione remota o in presenza della produzione
  • gestione dei campioni (obbligatoria nel settore elettronico)
  • richieste chiare e testate: serve precisione già in fase di ordine

2. Documentazione obbligatoria
Per evitare blocchi alla dogana o respingimenti, devi avere:
  • fattura commerciale completa con descrizione tecnica precisa
  • packing list
  • certificato di origine (se utile per eventuali agevolazioni daziarie)
  • dichiarazione CE di conformità (per prodotti che rientrano nelle direttive europee)
  • documenti di trasporto (BL o AWB)
  • certificazioni specifiche: CE, RoHS, REACH, LVD, EMC, RED a seconda del tipo di prodotto

3. Codice doganale corretto (HS Code)
I prodotti elettronici hanno voci doganali complesse. Usare il codice sbagliato può comportare:
  • pagamento di dazi maggiorati
  • richiesta di certificazioni aggiuntive
  • controlli prolungati alla dogana
  • blocchi o sanzioni
Serve verificarlo prima dell’ordine, con un professionista.

4. Trasporto e incoterms
Generalmente le opzioni migliori sono:
  • DAP o DDP se vuoi semplificare la logistica
  • FOB o EXW se vuoi gestire tu trasporto e sdoganamento

5. Conformità CE: non basta appiccicare il logo
Molti articoli elettronici extra-UE arrivano con un falso o incompleto marchio CE. Il responsabile dell’immissione in commercio nell’UE sei tu: serve assicurarsi che il prodotto:
  • abbia una dichiarazione di conformità valida
  • sia stato testato da laboratorio notificato, se obbligatorio
  • rispetti le direttive LVD, EMC, RED, ecc. a seconda del caso

Errori da evitare
  • fidarsi della parola “compliant” senza vedere documentazione
  • importare prodotti già destinati ad altri mercati (es. USA, India)
  • usare incoterms che non ti tutelano (es. CIF con assicurazioni vaghe)
  • non verificare la lingua, la tensione o lo standard europeo del prodotto

Conclusione
L’elettronica è un settore delicato, regolato, tecnico.
Se importi da extra-UE senza competenze specifiche, rischi di sprecare tempo, denaro e subire blocchi doganali.
​
Vuoi importare articoli elettronici in sicurezza, con controllo sui costi e conformità normativa?
📩 Scrivici a [email protected]
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